Storia del museo di merceologia

Il Museo di Merceologia trova la sua origine agli inizi del XX secolo, quando Gerolamo Vittorio Villavecchia costituì una raccolta di campioni di merci e prodotti come mezzo di confronto per i numerosi lavori di analisi chimiche che si svolgevano presso il Laboratorio Centrale delle Gabelle, istituito e diretto prima da Stanislao Cannizzaro e poi da lui.
Lo scopo del Museo di Merceologia era quello di rappresentare all’epoca un prezioso strumento utilizzato sia per l’insegnamento della Merceologia sia come centro di studi merceologici necessari per il commercio e per l’industria italiana.
I reperti del Museo di Merceologia si trovavano originariamente conservati nell’edificio che ospitava il Laboratorio Chimico Centrale delle Gabelle, in via della Luce nel rione Trastevere, accanto all’edificio della Manifattura Tabacchi. Poi i reperti e gli strumenti sono confluiti presso la Facoltà di Economia dell’Università Sapienza di Roma, in via del Castro Laurenziano 9.
Oggi, il Museo di Merceologia (MuMe) conserva ed espone reperti provenienti non solo dal Laboratorio Chimico, ma anche da varie collezioni, acquisizioni dirette e donazioni. 

Si tratta di: minerali, metalli e leghe, prodotti chimici, materiali da costruzione, ceramiche, vetro, prodotti della concia, fibre tessili, tessuti, carta, combustibili, materie plastiche, alimenti e derivati, detergenti, cere, tabacco, essenze, coloranti, prodotti
del mare, inchiostri, pietre preziose, xiloteca, spermoteca.

Fino al 2019 l’esposizione dei reperti del MuMe si basava su 25 categorie merceologiche definite durante la prima metà del XX secolo (G.V. Villavecchia), gli oggetti e gli strumenti scientifici erano esposti all’interno di vetrine secondo percorsi che seguivano i principi dell’economia lineare in uno spazio di circa 240 metri quadrati.

Nell’autunno del 2019 sono stati avviati i lavori di ristrutturazione e riqualificazione degli ambienti museali. Sono stati acquisiti gli ambienti dell’ex biblioteca, passando ad una superficie complessiva di 350 metri quadrati.
È stato rinnovato l’intero sistema di illuminazione e di impiantistica, utilizzando dispositivi e materiali sostenibili.
Nel 2018 l’ex Museo di Mineralogia ha donato 22 vetrine storiche in dismissione, di cui la metà sono state restaurate per essere allestite secondo il nuovo percorso museologico.

I reperti saranno suddivisi in tre grandi macroaree:
- le materie prime energetiche
- le materie prime minerarie non energetiche
- le materie prime agroalimentari e tessili.
I nuovi allestimenti museologici illustreranno il ciclo di vita dei reperti descrivendone la filiera produttiva seguendo una logica di economia circolare.
Nella prima sala del Museo sarà, inoltre allestita la ricostruzione dello studio (tre armadi e la scrivania in legno, l’orologio a pendolo, il lampadario e il telefono in bachelite) del prof. G.V. Villavecchia
Inoltre, all’interno del MuMe sono state predisposte 25 postazioni dedicate ad attività di studio per gli studenti.

Back to top